Ansiosi si nasce o si diventa? Da dove arriva l’ansia.

da | Giu 16, 2022

L’ansia è tra le esperienze emotive più democratiche: tutti l’abbiamo sperimentata intensamente almeno una volta, tutti ci facciamo i conti di tanto in tanto. Quando però l’ansia smette di essere un’esperienza sporadica e comincia a strutturarsi prima come un problema e poi come un disturbo, cominciamo a farci delle domande e a darci delle risposte sulla natura di questa scomoda coinquilina.

Molte persone ansiose riferiscono di aver vissuto un “prima” e un “dopo”, raccontano cioè che fino a un certo punto della loro vita l’ansia veniva vissuta in modo normale. Poi, a partire da un certo periodo stressante o – viceversa – in modo del tutto inspiegabile, ha cominciato a diventare sempre più intensa e invalidante.

In altri casi (generalmente più frequenti) le persone ansiose riportano di essere “sempre state così”. Non esistono un prima e un dopo, ma un lungo percorso di vita caratterizzato da apprensione, preoccupazione, inibizione e agitazione costanti. Si tratta di persone che spesso raccontano di come anche la madre o il padre o un caro zio a cui somigliano molto abbiano sofferto dello stesso problema, di come l’ansia sia “una cosa di famiglia” alla quale difficilmente si può sfuggire. 

In entrambi i casi si tende a credere che l’ansia sia una sorta di entità esterna: un aggressore acquattato dietro l’angolo che, se ci piomba addosso, non ci molla più. 

A scuola di ansia

In realtà, per quanto possa sembrare improvvisa e immotivata, l’ansia invalidante è sempre l’esito di un lungo e graduale processo di apprendimento (1). Ansiosi non si nasce ma si diventa, attraverso le esperienze di vita e di relazione che ci hanno accompagnati durante tutto il nostro sviluppo, dall’infanzia fino alla prima età adulta.

Vediamo quali sono le migliori “scuole” da frequentare per imparare l’ansia.

Troppo protetti o troppo perfetti

Cominciamo dagli ambienti familiari di tipo iperprotettivo. Pensiamo in questo caso al genitore onnipresente nella vita dei figli che spesso e volentieri si sostituisce loro in tutto, anche in quelle sfide evolutive che sarebbero tipiche dell’età del bambino o del ragazzo: i compiti a casa, i lavori di gruppo, fare una telefonata per prenotare un appuntamento dal dentista e tutta una serie di piccole fatiche quotidiane che potrebbe affrontare da solo (anche se malvolentieri), se solo gliene dessimo l’opportunità. 

Il sostituirsi sistematicamente e il venire in aiuto e in soccorso nell’affrontare anche la più banale delle faccende comunica ai figli un duplice messaggio, che suona come una sentenza lapidaria:

  1. Ti aiuto perché il mondo è un posto troppo difficile e pericoloso perché tu possa affrontarlo.
  2. Ti sostituisco perché so che non sei in grado di farcela da solo.

Con le migliori delle intenzioni, questi genitori trasmettono un senso di pericolo e agitazione costanti, aprendo la strada non solo a un problema di ansia ma anche a una generale inefficacia dei figli nel confrontarsi con il mondo e nello sviluppare capacità e risorse personali adatte alla loro età.

Come recita un adagio popolare, “il troppo stroppia”.

Questo vale anche per gli ambienti educativi eccessivamente rigidi e ossessivi, nei quali troviamo un’attenzione costante all’ordine e alla precisione, ai risultati scolastici o professionali, all’impeccabilità morale e sociale… Questi contesti, orientati al perfezionismo e al controllo a tutti i costi, possono – a lungo andare – indurre proprio una forte paura di non riuscire a mantenere il controllo, di non riuscire ad essere sempre perfetti e impeccabili. L’ansia di perdere il controllo. 

Insuccesso sociale

Anche le esperienze sociali precoci caratterizzate dall’insuccesso possono influire notevolmente nello sviluppo di ansia. L’isolamento e il disagio, l’insuccesso scolastico e i problemi relazionali con il gruppo dei pari risultano profondamente segnanti, soprattutto se sperimentati nelle fasi del nostro sviluppo connotate da una maggiore vulnerabilità e una minore resilienza, come l’infanzia e l’adolescenza. Si tenderà, quindi, a interiorizzare e a far coincidere quelle percezioni di inadeguatezza e insicurezza con la propria identità, facilitando l’insorgere, in particolare, di un’ansia sociale.

Ambienti di vita stressanti

D’altro canto, è ovvio che crescere in ambienti effettivamente deprivati e pericolosi produca insicurezza, sia che la deprivazione riguardi principalmente aspetti affettivi e di relazione sia che riguardi aspetti più materiali ed economici. In questo caso, si viene “allenati” all’ansia e all’ipervigilanza dalla presenza di uno stress importante e continuativo, quando non da esperienze francamente traumatiche e ripetute nel tempo.

Ansia stupefacente

Infine, non possiamo non parlare di quell’ansia apparentemente immotivata ma che è causata di fatto dall’uso o abuso di sostanze stupefacenti. Non di rado si assumono sostanze delle quali si conoscono degli effetti presunti, ma non gli effetti reali. Ci si basa sul senso comune e sul sentito dire, piuttosto che su una conoscenza reale. E’ il caso del tabacco o della cannabis, notoriamente “rilassanti” secondo chi ne fa utilizzo ma che, in realtà, agiscono pesantemente sul nostro sistema simpatico, portando a ipereccitazione e iperattivazione e, quindi, a forte ansia.

Da “dove arriva” a “come se ne va”

Quale che sia stata la tua scuola di ansia, la buona notizia è che – essendo l’ansia appresa – siamo in grado tanto di dis-impararla quanto di imparare nuovi strumenti e nuove modalità di percezione e reazione. Un intervento di tipo psicologico per il trattamento dell’ansia risulta particolarmente efficace proprio per questo motivo: aiutarti a capire di che ansia soffri e lavorare in modo specifico per permetterti di affrontarla. Non è mai troppo tardi per cambiare scuola e imparare qualcosa di nuovo.  

 

Note

1. L’ansia che scaturisce da un evento improvviso particolarmente traumatico e quindi legata a un Disturbo Post-traumatico da Stress fa eccezione a questa regola.

Bibliografia

Alessandro Bartoletti, 2020. “Panico, ansia, paura”.

Giorgio Nardone, 2014. “Paura, panico, fobie” .

– Giorgio Nardone, 2019. “Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita”.