L’ansia è tra le esperienze emotive più democratiche: tutti l’abbiamo sperimentata intensamente almeno una volta, tutti ci facciamo i conti di tanto in tanto. Quando però l’ansia smette di essere un’esperienza sporadica e comincia a strutturarsi prima come un problema e poi come un disturbo, cominciamo a farci delle domande e a darci delle risposte sulla natura di questa scomoda coinquilina.
Molte persone ansiose riferiscono di aver vissuto un “prima” e un “dopo”, raccontano cioè che fino a un certo punto della loro vita l’ansia veniva vissuta in modo normale. Poi, a partire da un certo periodo stressante o – viceversa – in modo del tutto inspiegabile, ha cominciato a diventare sempre più intensa e invalidante.
In altri casi (generalmente più frequenti) le persone ansiose riportano di essere “sempre state così”. Non esistono un prima e un dopo, ma un lungo percorso di vita caratterizzato da apprensione, preoccupazione, inibizione e agitazione costanti. Si tratta di persone che spesso raccontano di come anche la madre o il padre o un caro zio a cui somigliano molto abbiano sofferto dello stesso problema, di come l’ansia sia “una cosa di famiglia” alla quale difficilmente si può sfuggire.
In entrambi i casi si tende a credere che l’ansia sia una sorta di entità esterna: un aggressore acquattato dietro l’angolo che, se ci piomba addosso, non ci molla più.
A scuola di ansia
In realtà, per quanto possa sembrare improvvisa e immotivata, l’ansia invalidante è sempre l’esito di un lungo e graduale processo di apprendimento (1). Ansiosi non si nasce ma si diventa, attraverso le esperienze di vita e di relazione che ci hanno accompagnati durante tutto il nostro sviluppo, dall’infanzia fino alla prima età adulta.
Vediamo quali sono le migliori “scuole” da frequentare per imparare l’ansia.
Troppo protetti o troppo perfetti
Cominciamo dagli ambienti familiari di tipo iperprotettivo. Pensiamo in questo caso al genitore onnipresente nella vita dei figli che spesso e volentieri si sostituisce loro in tutto, anche in quelle sfide evolutive che sarebbero tipiche dell’età del bambino o del ragazzo: i compiti a casa, i lavori di gruppo, fare una telefonata per prenotare un appuntamento dal dentista e tutta una serie di piccole fatiche quotidiane che potrebbe affrontare da solo (anche se malvolentieri), se solo gliene dessimo l’opportunità.
Il sostituirsi sistematicamente e il venire in aiuto e in soccorso nell’affrontare anche la più banale delle faccende comunica ai figli un duplice messaggio, che suona come una sentenza lapidaria:
- Ti aiuto perché il mondo è un posto troppo difficile e pericoloso perché tu possa affrontarlo.
- Ti sostituisco perché so che non sei in grado di farcela da solo.
Con le migliori delle intenzioni, questi genitori trasmettono un senso di pericolo e agitazione costanti, aprendo la strada non solo a un problema di ansia ma anche a una generale inefficacia dei figli nel confrontarsi con il mondo e nello sviluppare capacità e risorse personali adatte alla loro età.
Come recita un adagio popolare, “il troppo stroppia”.
Questo vale anche per gli ambienti educativi eccessivamente rigidi e ossessivi, nei quali troviamo un’attenzione costante all’ordine e alla precisione, ai risultati scolastici o professionali, all’impeccabilità morale e sociale… Questi contesti, orientati al perfezionismo e al controllo a tutti i costi, possono – a lungo andare – indurre proprio una forte paura di non riuscire a mantenere il controllo, di non riuscire ad essere sempre perfetti e impeccabili. L’ansia di perdere il controllo.
Insuccesso sociale
Anche le esperienze sociali precoci caratterizzate dall’insuccesso possono influire notevolmente nello sviluppo di ansia. L’isolamento e il disagio, l’insuccesso scolastico e i problemi relazionali con il gruppo dei pari risultano profondamente segnanti, soprattutto se sperimentati nelle fasi del nostro sviluppo connotate da una maggiore vulnerabilità e una minore resilienza, come l’infanzia e l’adolescenza. Si tenderà, quindi, a interiorizzare e a far coincidere quelle percezioni di inadeguatezza e insicurezza con la propria identità, facilitando l’insorgere, in particolare, di un’ansia sociale.
Ambienti di vita stressanti
D’altro canto, è ovvio che crescere in ambienti effettivamente deprivati e pericolosi produca insicurezza, sia che la deprivazione riguardi principalmente aspetti affettivi e di relazione sia che riguardi aspetti più materiali ed economici. In questo caso, si viene “allenati” all’ansia e all’ipervigilanza dalla presenza di uno stress importante e continuativo, quando non da esperienze francamente traumatiche e ripetute nel tempo.
Ansia stupefacente
Infine, non possiamo non parlare di quell’ansia apparentemente immotivata ma che è causata di fatto dall’uso o abuso di sostanze stupefacenti. Non di rado si assumono sostanze delle quali si conoscono degli effetti presunti, ma non gli effetti reali. Ci si basa sul senso comune e sul sentito dire, piuttosto che su una conoscenza reale. E’ il caso del tabacco o della cannabis, notoriamente “rilassanti” secondo chi ne fa utilizzo ma che, in realtà, agiscono pesantemente sul nostro sistema simpatico, portando a ipereccitazione e iperattivazione e, quindi, a forte ansia.
Da “dove arriva” a “come se ne va”
Quale che sia stata la tua scuola di ansia, la buona notizia è che – essendo l’ansia appresa – siamo in grado tanto di dis-impararla quanto di imparare nuovi strumenti e nuove modalità di percezione e reazione. Un intervento di tipo psicologico per il trattamento dell’ansia risulta particolarmente efficace proprio per questo motivo: aiutarti a capire di che ansia soffri e lavorare in modo specifico per permetterti di affrontarla. Non è mai troppo tardi per cambiare scuola e imparare qualcosa di nuovo.
Note
1. L’ansia che scaturisce da un evento improvviso particolarmente traumatico e quindi legata a un Disturbo Post-traumatico da Stress fa eccezione a questa regola.
Bibliografia
– Alessandro Bartoletti, 2020. “Panico, ansia, paura”.
– Giorgio Nardone, 2014. “Paura, panico, fobie” .
– Giorgio Nardone, 2019. “Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita”.