Dopo la befana mi metto a dieta: La trappola delle rigidità alimentari.

da | Gen 21, 2022

L’attenzione alla forma fisica è un aspetto che ormai caratterizza la nostra cultura. Raggiungere certi standard corporei è diventato infatti l’obiettivo primario di uomini e donne, in particolare adolescenti, che aspirano ad ottenere il “fisico perfetto”, per piacere e piacersi di più. 

Senza dubbio l’attività fisica ed una sana alimentazione non possono che giovare in primo luogo alla nostra salute ma quando diventano eccessivamente rigide, come per ogni cosa presente in natura, finiscono con lo spezzarci come rami secchi!

Il demone rapitore 

È capitato a tutti di iniziare diverse diete nel corso della propria vita, molti ne avranno fatte di assurde, dalla dieta dei limoni a quella con digiuni alternati, dalla proteica a quella basata sul gruppo sanguigno. Siamo bombardati da diete con programmi folli e rigidi che ci promettono una perdita di peso a tempi record ed effettivamente, quando siamo in grado di seguirle, ci riescono! Il vero problema di questa promessa riguarda però la costanza a lungo termine: per quanto tempo sono in grado di reggerla? Di solito poco. Infatti, dopo periodi più o meno lunghi in cui riusciamo a resistere, restringere e a volte anche a digiunare, il più delle volte arriviamo ad un punto in cui non riusciamo più a trattenerci. È come se arrivasse un demone a rapirci e, contro la nostra volontà, ci trascinasse davanti al frigo obbligandoci ad ingurgitare tutto ciò che ci capita a tiro, spesso senza neanche discriminare gli alimenti. Non siamo noi a volerlo ma è una forza che supera qualunque volontà e ci riduce a burattini mossi dalla necessità di mangiare cose buone e soprattutto grasse. A questo punto starete pensando: “in fondo che c’è di male se ogni tanto lascio libero sfogo alle mie voglie?” Nulla, se non per il fatto che, quando riprendiamo le redini, quel libero sfogo viene vissuto con tremendi sensi di colpa e tentativi estremi di rimediarvi!

 

“Mea culpa”

Per alcune persone questi momenti di perdita di controllo vengono vissuti come una vera e propria sconfitta: “finora sono stato così bravo a non concedermi mai nulla al di fuori dei miei alimenti sani e poi ho ceduto così? Com’è possibile?” Questa tremenda sensazione di fallimento genera anche un senso di grande vergogna e tristezza nel non essere riusciti a mantenere il controllo e fa correre ai ripari: di nuovo petto di pollo, insalata, yogurt greco 0% e frutta, evitando di concedersi qualsiasi altra cosa al di fuori dei “cibi di sicurezza”. A quel punto tutto sembra essere tornato in equilibrio, si riacquista il controllo, perdendo anche quei due chiletti presi con l’abbuffata precedente, si ritrova la tranquillità perduta, vengono riprese al meglio le attività quotidiane e, in generale, ci si sente soddisfatti di se stessi. Purtroppo la fregatura è dietro l’angolo, come in quella super offerta di una vacanza da sogno all inclusive ai Caraibi. Il demone è lì in agguato, pronto a rapirci di nuovo. Dopo settimane di dieta ferrea, non riusciamo più a trattenerci e ricadiamo in quel baratro oscuro e tremendo chiamato frigo. Di nuovo al punto di partenza, di nuovo finiti in prigione senza passare dal via e si ricomincia: sensi di colpa, vergogna, depressione, corro ai ripari! E di nuovo petto di pollo, insalata, yogurt greco 0%, frutta. Un ciclo infinito e crudele che non si ferma mai. Dieta-abbuffata; dieta-abbuffata. Una ridondanza senza fine che ci lascia inermi.

Perché non funziona?

Istintivamente la soluzione che ci viene da attuare è di cercare di mantenere il controllo ancora più fermamente, anche perché nei “periodi buoni” siamo molto bravi a farlo. Eppure, nonostante ci sembri la scelta più logica, diventa proprio ciò che apre la strada all’abbuffata successiva. Ogni volta che non ci concediamo nulla di buono, ogni volta che restringiamo rigidamente o addirittura digiuniamo stiamo in realtà nutrendo il demone che sarà sempre più forte e sempre più abile a rapirci. Ciò che siamo così bravi a controllare diventa quello che poi ci fa perdere il controllo. Un tremendo paradosso! Ogni volta che restringiamo infatti è come se accendessimo la miccia di una bomba: prima o poi, a prescindere dalla lunghezza dello stoppino, ci esploderà in mano, lasciando attorno a sé macerie e devastazione.  

Come scendere dalla giostra infernale

Potrà sembrare banale ma ritrovare il gusto del mangiare, concedendosi qualche piccolo piacere quotidiano, ed evitare di vivere i pasti esclusivamente come un qualcosa di necessario alla sopravvivenza non solo ci farà scendere dalla giostra infernale ma ci aiuterà anche ad attivare il metabolismo e renderlo più efficiente. Mangiare infatti non è soltanto un atto meccanico ma rappresenta anche un modo fondamentale di comunicare con noi stessi, gli altri e il mondo. Il cibo con cui mi nutro, sia per le sue componenti organiche, sia per le sensazioni che genera è la forma più “arcaicamente attuale” di comunica­zione con noi stessi. Inoltre, quando ciò che ci piace non è più un tabù perde il suo fascino irresistibile in quanto sappiamo che in qualunque momento possiamo concedercelo. Come scrisse Oscar Wilde: “l’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi”. Nell’influenzare il rapporto con noi stessi, risulta fondamentale non solo cosa mangiamo ma anche come scegliamo di farlo. Infatti, quando mangiamo qualcosa che ci piace, preparandolo, allestendo la tavola e dedicando del tempo al pasto, il nostro cervello riceve segnali che hanno un’enorme influenza sul nostro equilibrio fisico e psicologico. Diventa un momento in cui prendersi cura di sé e degli altri e consente di riattribuire all’alimentazione il suo fondamentale ruolo relazionale oltre che personale.

 

Bibliografia per approfondire:

– Giorgio Nardone, 2007. “La dieta paradossale”.

– Giorgio Nardone, 2003. “Al di là dell’amore e l’odio per il cibo”.

– Giorgio Nardone, Luca Speciani, 2015. “Mangia, muoviti, ama”.