Durante il proprio percorso di studi, in particolare universitario, a molti accade di avere periodi più o meno lunghi in cui si fa fatica a studiare e a sostenere gli esami. A volte ne usciamo da soli, prendendoci un po’ di tempo o cambiando strategie di approccio allo studio, a volte, invece, rimaniamo completamente bloccati. I motivi possono essere dai più disparati, dalla paura che ci genera la prova d’esame, alla mancanza di concentrazione ed organizzazione nello studio. Tuttavia, ce n’è uno meno scontato degli altri: la perfezione!
La paura di non essere all’altezza o di commettere errori, ritardi o di venir meno alle aspettative di genitori ed insegnanti, si trasforma in una spinta a ricercare un’ossessiva impeccabilità o, per l’appunto, perfezione.
Si cerca di studiare ogni nozione presente sul libro, di integrare ed approfondire informazioni, si passano ore ed ore sui libri alla straziante ricerca di una conoscenza assoluta della materia che, alla fine, non si riesce a raggiungere. Quella ricerca di perfezione si trasforma in un tremendo paradosso: più mi impegno a cercare di avere tutto sotto controllo, più sento di perderlo.
Si ha la sensazione di rincorrere qualcosa senza fine, senza raggiungere mai mai il traguardo, come se tutto l’impegno e le ore di studio non fossero mai abbastanza.
Spontaneamente ci viene da pensare che sia proprio quello il problema: non è abbastanza!
Iniziamo a programmare, organizzare, controllare ancora di più e i propri standard personali diventano sempre più irraggiungibili. La preparazione di un esame si trasforma in un leopardiano “studio matto e disperatissimo” che rende disperato anche lo sfortunato studente e, spesso, i suoi genitori.
Tutto ciò che non è studio viene vissuto come una angosciante perdita di tempo: si iniziano ad evitare le uscite con gli amici e lo sport, si riduce al minimo il tempo delle pause – rigorosamente fatte in casa – e delle ore di sonno.
L’ansia diventa costante ed asfissiante e ci si sente annegare in tutto ciò che si deve fare, fino a sperimentare anche delle vere e proprie crisi isteriche che si esprimono con pianti immotivati, attacchi di panico o di rabbia o somatizzazioni varie: mal di pancia, sintomi (pseudo)neurologici di vario tipo, mal di testa, iperacusie, disturbi della vista e altro ancora che raramente vengono ricondotti ad un problema di studio.
Una vita piena di sofferenze, dove si insegue la perfezione e si scappa dall’errore. Un iper-studente che vive nel terrore di non farcela, motivato più dalla paura di sbagliare che dal piacere della conoscenza.
Gli esiti (patologici) del perfezionismo
Oltre ad un evidente malessere generale, il paradosso peggiore della spasmodica ricerca di perfezione è che, spesso, non riuscendo a raggiungerla, si comincia ad evitare, rimandare e, alla fine, a bloccarsi. Si saltano gli appelli con l’idea di avere più tempo per approfondire e sentirsi più preparati ma quella sensazione di preparazione non arriva mai. Al contrario, ciò che aumenta è la paura di non esserlo abbastanza e fallire, che spinge a rimandare sempre di più.
In altri casi, i più temerari che vanno a sedersi davanti al professore, vengono pervasi da un’ansia così forte da inficiare la loro prestazione ed esposizione e finiscono per prendere un voto che non li soddisfa e che non farà altro che confermare la loro necessità di impegnarsi di più.
Tuttavia, il perfezionismo può avere esiti perfino più patologici. L’associazione tra il perfezionismo scolastico ed i problemi ansiosi e depressivi è ormai ben documentata ma altrettanto comune è lo sviluppo di comportamenti rituali e compulsivi negli studenti che subiscono elevate pressioni genitoriali verso l’eccellenza o che hanno interiorizzato tale principio. Tipicamente, le compulsioni che colpiscono questa tipologia di studenti assumono la forma di fissazioni magico-preventive: si mettono in atto rituali volti a prevenire magicamente l’avverarsi di eventi negativi, la cui esecuzione arriva a “mangiare” sempre più tempo, rendendo impossibile lo studio.
La Terapia Strategica Breve dello studente perfezionista
Con la Terapia Strategica Breve si aiuterà lo studente ad interrompere il circolo vizioso in cui è incastrato, guidandolo a ritrovare anche il piacere dello studio e ad ottenere risultati commisurati al suo impegno. Attraverso tecniche mirate, riuscirà a ridurre e gestire l’ansia e a rimodulare la sua idea di perfezione che non fa altro che alimentare la sua paura di fallire.
Se la perfezione è sempre nemica dell’eccellenza, appare chiaro che bisogna allenarsi a concedersi delle piccole imperfezioni che consentano di mantenere elevate prestazioni.
Parafrasando lo scrittore Karl Krauss, per essere perfetti ci manca solo avere un difetto!
Per approfondire:
A. Bartoletti, 2013. “Lo studente strategico”.
R. Milanese, 2020. “L’ingannevole paura di non essere all’altezza” .
G. Nardone, 2013. “Psicotrappole”.