L’oziofobia e il mito della produttività

da | Feb 3, 2022

Si pensa che l’ansia arrivi solo quando dobbiamo affrontare qualche sfida ma per alcuni invece arriva proprio quando non si sta facendo nulla. Fermarsi ci rende inquieti e genera in noi una vera e propria oziofobia.

La nostra società si fonda sulla credenza che chi ozia sia pigro ed improduttivo, che il tempo sia denaro e che, di conseguenza, non vada sprecato. L’unico motto dell’uomo moderno sembra ormai essere “produttività ad ogni costo ed in ogni momento”!

Questa visione tayloristica, ci ha portato con il tempo ad essere pervasi dall’ansia di non essere abbastanza efficienti e a vivere ogni momento non sfruttato come un’opportunità persa. Sembra che tutto debba avere una finalità, uno scopo preciso e siamo spesso tormentati dai pensieri di ciò che dovremmo fare ed ossessionati dagli impegni che tendiamo a procrastinare. L’ansia di fare è ormai talmente diffusa che lo psicologo spagnolo Rafael Santandreu ha coniato il termine “oziofobia” per definire la paura di non essere impegnati in qualcosa. Il tempo a nostra disposizione non sembra essere mai sufficiente, i ritmi sono incalzanti e vorremmo poter fare mille cose al minuto. Oziare non è contemplato, il fermarsi è uno spreco di tempo che ci lascia tremendi sensi di colpa! 

Ci assale la sensazione di essere pronti a finire nel girone degli accidiosi, costretti a correre lungo la cornice dantesca incitandoci l’un l’altro a non perdere tempo! 

Come mai non riesco a fermarmi?

Il non fare nulla è la cosa più difficile del mondo, la più difficile e la più intellettualesosteneva Oscar Wilde. 

La nostra abilità di usare il tempo in modo finalizzato è diventata talmente automatica da farci perdere la capacità di oziare. Siamo così a nostro agio in questi ritmi che spesso diventano anche il nostro modo di fronteggiare ansia e preoccupazioni. A volte infatti, passiamo momenti in cui essere su questa giostra che non si ferma mai ci aiuta a non pensare ad altri problemi. Diventa come impostare il pilota automatico: siamo stanchi ma rassicurati dall’idea di avere il controllo sul nostro tempo… un sublime autoinganno! 

La pausa social

Quando riusciamo a fermarci, il più delle volte ci immergiamo nei nostri smartphone con l’intento di staccare la spina e riposarci.

L’effetto però è controintuitivo: continuiamo a stimolare il cervello con immagini ed informazioni, trasformando la nostra pausa in un ulteriore dispendio di energie. 

Ci sembra di non prestare particolare attenzione a post e video ma, in realtà, continuiamo ad elaborare dati come se fossimo impegnati in attività di maggior rilievo. 

Un sovraccarico mentale che ci fa sentire ancora più stanchi senza neanche accorgercene. Inoltre, a chi non è capitato di vedere sui social uomini e donne che fanno passare l’idea di essere “macchine da guerra”, capaci di dare un senso ad ogni momento della giornata e di farci sentire tremendamente in colpa di non riuscire a fare altrettanto? 

Contemporaneamente infatti, il costante e continuo confronto con gli altri ci rimanda all’idea che fermarsi significa interrompere questa maratona contro il tempo in cui si rincorre il successo, la ricchezza, il fisico perfetto e dove gli altri sembrano essere sempre più determinati di noi. 

Perchè dovrei oziare?

Le nostre batterie giornaliere si esauriscono proprio come quelle dei nostri smartphone e abbiamo bisogno di fermarci anche quando non vorremmo. Il “non fare” o fare “il niente” è lasciarsi andare all’assenza di impegni, di scopi, di fretta, di forme definite di azione ed è utilissimo al mantenimento della nostra salute psicofisica. Ci permette di “resettare” il sistema nervoso in una sorta di vuoto mentale che consente di rigenerarci e ricaricare le nostre batterie. Inoltre, l’inattività aiuta a mettere ordine alle proprie idee e ci rende più motivati ad affrontare gli impegni.

Se, come sostiene Ambrose Bierce, l’ozio non è altro che “un intervallo di lucidità nei disordini della vita”, dovremmo tutti iniziare a programmare volontariamente i momenti d’ozio, così come facciamo con i nostri impegni, ed imparare a rallentare, lasciandoci avvolgere dall’assenza di attività che ci renderà più forti nel navigare verso i nostri obiettivi!

Per approfondire:

Rafael Santandreu, Claudia Marseguerra, 2013. “L’arte di non amareggiarsi la vita. Le chiavi del cambiamento psicologico attraverso la terapia cognitiva.”