La Terapia Indiretta è una caratteristica distintiva dell’approccio strategico. Il presupposto è quello di poter aiutare indirettamente una persona che ha un problema mediante la rete relazionale di persone che la circondano: genitori, coniugi, familiari.
Per questo motivo, l’approccio indiretto è spesso l’approccio elettivo nei problemi dei bambini. Ma non solo: esso viene utilizzato ad esempio nei casi in cui la persona direttamente interessata è impossibilitata o rifiuta apertamente l’aiuto terapeutico.
Nei bambini, la prima utilità di lavorare sui loro problemi mediante i genitori consiste nell’evitare il fenomeno della medicalizzazione e della patologizzazione. Per un bambino, infatti, entrare nello studio di un professionista della salute mentale può essere alquanto destabilizzante. Al contrario, il vantaggio di lavorare con i genitori come “co-terapeuti” è quello di facilitare qualsiasi processo di cambiamento. Qualsiasi bambino accetterà più facilmente cambiamenti portati avanti con i propri genitori che con un soggetto esterno. Inoltre, questo circolo virtuoso in cui “si aiutano i genitori ad aiutare i figli” porta a una maggiore indipendenza del sistema famiglia e allo sviluppo di competenze genitoriali autonome ed efficaci.
I problemi infantili/adolescenziali più frequentemente affrontati sono quelli delle fobie scolari (paura di distaccarsi dalle figure genitoriali; paura di andare a scuola), i comportamenti oppositivo-provocatori (negazionismo, gesti di rabbia domestica, ecc.), i disturbi ossessivo-compulsivi (rituali, tic, manie, ecc.).
Nel campo della terapia indiretta con gli adulti si lavora invece per modificare i copioni relazionali.
Bibliografia:
Nardone, Equipe CTS. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Ponte alle Grazie.